Mi hanno sempre impressionato quei Dolmen di roccia che spuntano ai piedi del Monte Migogn, fra i grandi larici e i verdi prati del paesino di Laste. Li indicavo che ero ancora piccola e i miei genitori non si stufavano di raccontarmi le leggende di questi posti magici, me le facevo ripetere così tante volte che la notte sognavo di arrampicarmi su quelle rocce lisce e di trovare il tesoro della leggenda.
Non camminavo ancora quando salii la prima volta, sulle spalle di mio padre, al bivacco Pian di Stelle, e quando diventai più grande continuavo a chiedere di andare lassù, al bivacco dei folletti.
Mi piaceva salire la ferrata che portava a quella singolare costruzione, ma guardavo ammirata quelle “cose” luccicanti che vedevo in mezzo alle placche; mi impressionava pensare che fosse possibile salire su quegli specchi di roccia solo con le mani e i piedi.
Tanti anni dopo sono tornata su questi sassoni armata di corde, rinvii e scarpette. Le piastrine luccicanti le chiamavo ormai con il loro nome e quelle rocce non mi sembravano più così lisce, iniziavo a intravedere piccole rughe e minuscoli appoggi.
Ogni volta che arrampico su queste pareti è un po‘ una magia, riaffiorano i ricordi di quando ero bambina, la leggenda del tesoro del castello, la speranza di trovarlo...e ogni volta che raggiungo la sosta è come se toccando la catena trovassi un piccolo tesoro. Non avrei mai pensato di poter salire questi specchi di roccia e ancor meno di emozionarmi ancora così tanto quando, tornando al parcheggio, vedo la Grande Civetta illuminata.
Scalare qui significa assorbire la magia di questi luoghi e mi auspico che ognuno trovi con discrezione, tra quelle rocce, il proprio tesoro e che la sera, prima di scendere a valle, sulla panchina di Ronch possa riempirsi gli occhi ed il cuore col tramonto più bello del mondo.
Laste è considerata una falesia estiva, ma sulle sue pareti esposte a sud si scala piacevolmente anche nelle mezze stagioni e non di rado sul Sasso della Murada la temperatura è buona anche nelle terse giornate invernali.
La falesia è composta da quattro enormi massi, alti in alcuni punti anche un centinaio di metri.
I quattro settori principali sono: Sass de Rocia, Sass de la Murada, Sass de la Gusela e Sass de L’ Aghinel. Le pareti sono generalmente verticali e offrono un liscio e compatto calcare, simile a quello della Marmolada, l’arrampicata può essere considerata forse un po’ demodè e richiede sapiente uso dei piedi e una gran forza di dita, ma per chi sa leggere la sua roccia sono garantite grandi soddisfazioni e la possibilità di scalare alcuni fra i tiri più belli delle Dolomiti.
Le vie consigliate:
Pippo alla Tavola Rotonda (6b),
La Mota che Smota (6b+),
Articulation (6c+),
Level group (7a+),
Atto Rifatto e Zepping (7b+),
La Nera (7c+),
Perfetta e Laste Rock (8a)
e per i più capaci i due tiri MUST della falesia:
Un attimo e Lo Schiaccialiste del Pelstein (8b+).
experience by
SARA AVOSCAN E OMAR GENIUN