i risultati della spedizione sul colle del lys
E’ terminata con successo la spedizione del progetto Ice Memory sul ghiacciaio Colle del Lys.
Gli scienziati del team di ricerca hanno lavorato per circa dieci giorni, allestendo il campo base a un’altitudine superiore ai 4000 m., ed estraendo due carote di ghiaccio lunghe oltre 100 metri ciascuna.
Operazione riuscita dunque, nonostante la presenza di uno strato liquido nel firn (i primi 15 metri dello strato di ghiaccio), a dimostrazione di come la fusione dei ghiacciai alpini, per effetto dei cambiamenti climatici, abbia raggiunto quote che prima di questa perforazione erano quasi inimmaginabili.
Il carotaggio di uno dei ghiacciai più sofferenti delle Alpi ha chiuso così il cerchio delle operazioni sul campo, avviate proprio sul Monte Rosa nel 2021, quando furono estratti i primi campioni dal Colle Gnifetti.
Diverso il destino delle due carote raccolte: una verrà analizzata nel breve termine dai ricercatori presso i laboratori dell’Università Ca’ Foscari di Venezia, l’altra andrà invece ad arricchire la “memoria di ghiacci” che nel 2024 verrà depositata nella stazione italo-francese Concordia, in Antartide.
Assieme ai campioni raccolti nelle spedizioni precedenti - Grand Combin, Gorner Calderone, Holtedahlfonna - quello del Colle del Lys permetterà così di ricostruire la storia ambientale degli ultimi 10.000 anni. Ciò accadrà quando, per gli effetti dei cambiamenti climatici, già irreversibili, quasi tutti questi ghiacciai saranno ormai estinti.
i risultati della difficile spedizione alle svalbard
La ricerca condotta dal progetto Ice Memory per comprendere cause ed evoluzione del cambiamento climatico ha fatto tappa nel 2023 alle isole Svalbard (Norvegia).
La zona Artica, conosciuta per i colori dell’aurora boreale e le corse con le slitte trainate dagli husky, è anche la regione in cui negli ultimi decenni è stato registrato un aumento delle temperature quattro volte maggiore rispetto all’incremento medio del resto del Pianeta.
L’amplificazione artica, questo il nome del fenomeno che in estate spinge il termometro di alcune zone fino ai 10 gradi centigradi sopra lo zero, non ha di certo risparmiato il ghiacciaio più esteso dell’arcipelago, l’ Holtedahlfonna.
E’ qui che si sono concentrate le attività della missione guidata dal Consiglio nazionale delle ricerche. Gli scienziati hanno trascorso 23 giorni in un campo remoto allestito a 1150 metri di quota, tra raffiche di vento e temperature che superano i -40 gradi centigradi. L’obiettivo, come per le spedizioni precedenti, era l’estrazione di tre campioni di ghiaccio, per disporre di un archivio di informazioni sull’evoluzione del ghiaccio artico nel corso dei secoli.
Oltre alle condizioni ambientali estreme, durante il primo tentativo di perforazione, una volta raggiunti i 24 metri di profondità, i ricercatori hanno dovuto fare i conti con una falda acquifera che ha restituito una carota liquida. Un amaro, ma chiaro segnale di come lo scioglimento del ghiacciaio sia giunto ormai a uno stadio avanzato.
Da lì la necessità di trasferire tutte le strumentazioni di carotaggio 13 metri più in alto, sulla sommità del ghiacciaio Dovrebreen che alimenta l’Holtedahlfonna. In questo sito è stata completata l’estrazione di tre campioni della lunghezza di 74 metri ciascuno, una profondità inferiore rispetto a quella prevista inizialmente, ma che dovrebbe bastare per ricostruire la storia climatica della regione.
Le operazioni, che date le condizioni difficilmente potranno essere ripetute in futuro, si sono dunque concluse con successo.
Cosa succederà ora alle carote? Nel 2024 i campioni verranno trasportati nella stazione italo-francese di Concordia situata in Antartide, dove verranno stoccati a -50 gradi centigradi (senza l’utilizzo di energia) e saranno studiati dalle future generazioni di scienziati. È stato compiuto un altro piccolissimo passo per la ricerca di una soluzione al fenomeno della crisi climatica!