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SILVAN SCHÜPBACH

"Alla prestazione preferisco la bellezza." - S. SCHÜPBACH

BIOGRAFIA

Avventura allo stato puro. Non c’è altro modo che questo per definire l’approccio di Silvan Schüpbach alla montagna e all’alpinismo. Svizzero, classe 1982, Silvan ha all’attivo spedizioni in diverse parti del mondo, come la Patagonia (visitata più volte in compagnia di Matteo Della Bordella), la Groenlandia, l’India e l’Himalaya. Un desiderio esplorativo che non lo allontana dalle Alpi occidentali. Territorio che continua a guardare con l’occhio dell’esploratore, alla ricerca di vie inedite e tracciati ancora da percorrere. “Mi sento più a mio agio sulle montagne selvagge e solitarie” afferma quando gli si chiede di raccontarsi.


Biotecnologo, per studio, e istruttore di arrampicata, per professione. Silvan è un alpinista a tutto tondo, con un’idea chiara su qual è lo stile che vuole perseguire: arrampicata pulita e rispettosa per le montagne, le pareti e l’ambiente naturale. Il suo terreno di gioco preferito è quello delle big wall, così come il misto. “Mi piacciono le pareti e le montagne ancora da esplorare, ma so che il terreno ancora inviolato non è una risorsa infinita” racconta. “Per questo mi impegno a ridurre al minimo le tracce del mio passaggio, evitando di attrezzare le vie per renderle accessibili alle masse”.


Coinvolto con il Club Alpino Svizzero (CAS) in diversi progetti, tra cui attività che puntano alla formazione e alla crescita dei giovani alpinisti, si può dire che sia un mentore per le nuove generazioni di scalatori. Così come per lui sono stati d’ispirazione gli arrampicatori dell’epoca d’oro. “Da bambino volevo diventare uno scienziato e prima di iniziare l'arrampicata e l’alpinismo, passavo la maggior parte del tempo a esplorare grotte e a cercare minerali” spiega. “Poco dopo aver iniziato ad arrampicare ho scoperto il fascino della ricerca di luoghi incontaminati, anche nelle Alpi. Aprire nuove vie è la sintesi perfetta dell'esplorazione e, se si rispetta una certa etica, ti migliora come persona”.
 

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QUATTRO CHIACCHIERE CON SILVAN SCHÜPBACH

Silvan, possiamo dire che sei un alpinista con il sorriso?
Direi di si. Mi piace divertirmi in quello che faccio.
 
Quali sono le caratteristiche che deve avere un progetto alpinistico per appassionarti?
Molto semplice. Un progetto deve essere autentico, deve svolgersi in un luogo remoto, deve avere una certa componente di creatività e deve regalarmi un’esperienza da portare con me per tutta la vita.
 
Hai tante esperienze alle spalle, quale ti è rimasta più impressa?
Difficile dirlo. Ogni spedizione ha i suoi momenti, ha le sue ragioni, e ti lascia qualcosa. Incontrare un orso polare fuori dalla tenda o raggiugere la cima di una montagna quando ormai sembrava che non sarebbe stato più possibile. Ma anche gli incontri con le persone, la scoperta di luoghi incontaminati. Non ho un momento, ma una lista infinita di esperienze.
 
Il tuo prodotto Karpos preferito?
La Sas Plat Jkt. È l’unica giacca che porto sempre con me, tutto l’anno. È leggera e resistente, confortevole. Trova sempre spazio nello zaino.

 

HIGHLIGHTS

2023 – Apertura di “Renaissance” sulla nord dell’Eiger - 1220m, 7c(?)/7a obbligato (con Peter von Känel)
2019 -  Nuova via sulla parete ovest del Tengi Ragi Tau (6920 m, Nepal) - 1400m, M6/WI5 (con Symon Welfringer
20119 – Nuova via sulla parete est dell’Aiguille de l'Amône (3586 m) - 850m M7, 45° (con Simon Chatelan)
2016 – Apertura di Metrophobia (120°, A2+, 7a) sulla parete ovest dell’Apostel Tommelfinger (2300 m, Groenlandia) (con Christian Ledergerber, Fabio Lupo, Jérôme Sullivan e Antoine Moineville)

 

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